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Perché propongo piccoli rituali - COMUNICAZIONE CRISTALLINA

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Perché propongo piccoli rituali personali?
di Gisella Cannarsa (8-09-25)

Qualcuno ha notato che sto proponendo piccoli rituali, in ogni iniziativa che creo.

Tutto il mio operare, nella cristalloterapia, nelle serate di meditazione, negli incontri sugli oli essenziali, persino nell'insegnare a come lasciare il proprio studio dopo una giornata di appuntamenti (che i più hanno rifiutato, definendola una mia pretesa, ancora incapaci di favorire l'ordine interiore attraverso quello esteriore), aveva connotazioni rituali. Tutto è sempre stato arricchito dall'uso delle caratteristiche della ritualità, che non è solo quella “sacrale” fatta di altari, incensi e candele, ma può permeare ogni gesto quotidiano, se fatto con consapevolezza e intenzione.

Quindi ho semplicemente ripreso il concetto della ritualità, inserendolo in quello che offro attualmente.  
Perché lo faccio?
Viviamo in un tempo frenetico, in cui l’attenzione è costantemente dispersa da mille stimoli esterni. Proprio per questo diventa fondamentale reintrodurre la ritualità nella vita quotidiana
.Il rito non è qualcosa di rigido o antiquato: è un gesto consapevole che trasforma l’ordinario in sacro. Ogni volta che creiamo un rituale personale, anche semplice, stiamo scegliendo di dare ordine al nostro pensiero, al nostro sentire e al nostro agire.

Distinguiamo vari tipi di ritualità:
Ritualità quotidiana
I gesti ripetuti con cura che danno ordine e senso alla giornata: mettere in ordine lo studio, ripiegare una coperta, preparare il tè con calma.
Qui il rito è struttura e radicamento.

Ritualità sensoriale
I gesti che coinvolgono i sensi per connettersi al momento presente: annusare oli essenziali, accarezzare un tessuto, ascoltare un suono scelto.
Qui il rito è ancoraggio e presenza.

Ritualità creativa
Quando trasformiamo un gesto in espressione personale: dipingere, scrivere, preparare un cosmetico, cucinare con intenzione.
Qui il rito è manifestazione e bellezza.

Ritualità cerimoniale
La dimensione più classica: accendere una candela, disporre cristalli, meditare con un altare o uno spazio sacro.
Qui il rito è invocazione e connessione al trascendente.

Ritualità di passaggio
I gesti che segnano cambi di stato: iniziare o chiudere una sessione di lavoro, salutare uno spazio, fare una pulizia energetica.
Qui il rito è soglia e trasformazione.

Tutte hanno lo stesso scopo: riportare attenzione, creare ordine e collegare la materia allo spirito.

Il rituale diventa così:
  • una struttura interiore che ci sostiene,
  • una disciplina sottile che rafforza la mente,
  • una porta di connessione con energie più alte.

Attraverso la ritualità impariamo a dare un significato ai gesti, a non vivere in modo meccanico. È un modo per radicare lo spirito nella materia, per proteggere la nostra energia dalle forze caotiche, per allinearci con un ordine universale che ci precede e ci sostiene.
Per secoli la ritualità è stata delegata alle istituzioni religiose, che l’hanno custodita, ma anche rigidamente controllata. Fare un gesto rituale al di fuori dei canoni stabiliti poteva diventare pericoloso: significava rischiare accuse di eresia o di stregoneria. La ritualità personale era vista con sospetto, come se l’essere umano non avesse diritto a un contatto diretto con il sacro.
Oggi, invece, stiamo entrando in un tempo diverso. Il Settimo Raggio ci invita a riappropriarci della nostra capacità rituale: non come ribellione, ma come atto naturale di connessione.
La ritualità non appartiene a una casta, non è privilegio di pochi: è un linguaggio universale, che ci aiuta a dare forma all’invisibile, a mettere ordine nelle nostre energie, a creare ponti tra spirito e materia.
Inserire o reinserire rituali personali nella vita significa liberarsi da vecchie paure e ricordare che il sacro è accessibile, ovunque e in ogni momento, se sappiamo riconoscerlo e dargli spazio.
È un atto di libertà interiore e, al tempo stesso, di responsabilità: perché ogni rituale che creiamo con coscienza alimenta non solo la nostra vita, ma anche il tessuto energetico collettivo.
In questo tempo, in cui il Settimo Raggio intensifica la sua influenza, la ritualità non è un lusso, ma un necessario strumento evolutivo: ci guida a cooperare con l’Ordine cosmico, a dare forma alle intuizioni, a vivere con maggiore forza e chiarezza.


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